Cos’è l’Architettura instabile al MAXXI di Roma
Il MAXXI di Roma apre le porte ad “Architettura Instabile”, una mostra che rappresenta un salto audace nella progettazione architettonica contemporanea. Curata dal celebre studio newyorkese Diller Scofidio + Renfro (DS+R), la mostra è una ricerca visiva sulla trasformazione dell’architettura in relazione con l’ambiente, la tecnologia e le dinamiche sociali. Gli spazi architettonici sono concepiti come strutture vive, che interagiscono e si adattano ai cambiamenti globali. Un’esperienza immersiva che invita i visitatori a vedere l’architettura non come un elemento statico ma come una presenza dinamica, in grado di evolversi.
Quali pezzi fanno parte della collezione “Architettura instabile”
La collaborazione tra il MAXXI e DS+R ha arricchito la collezione del museo con il progetto The Shed e la celebre Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa, portando un nuovo significato alla collezione del Dipartimento di Architettura. La mostra è anche un omaggio alla stagione espositiva 2024, inaugurata con collaborazioni prestigiose e scelte che puntano a innovare il dialogo tra cultura e architettura. Come sottolinea Emanuela Bruni della Fondazione MAXXI, questa rassegna riafferma il ruolo del museo come ponte tra il pubblico e le grandi menti dell’architettura mondiale.

Come è suddivisa la mostra Architettura instabile al MAXXI
L’allestimento pensato da DS+R è un’opera coreografica che trasforma la galleria del museo in un ambiente in continuo cambiamento. Grazie a sistemi di tende mobili sincronizzati con suoni e immagini, lo spazio espositivo si rimodella continuamente, regalando al pubblico prospettive inaspettate. La mostra è suddivisa in quattro sezioni tematiche, ognuna dedicata a esplorare il movimento architettonico da angolazioni differenti, spaziando dall’utopia alla sostenibilità ecologica. Tra le opere esposte troviamo, oltre a The Shed, anche il progetto incompiuto del Fun Palace di Cedric Price e il Padiglione Italiano per l’Expo 70 di Maurizio Sacripanti.
Cos’è il Premio Maxxi Bulgari
Parallelamente, il museo ospita la nuova edizione del Maxxi Bulgari Prize, con opere realizzate da artisti emergenti come Riccardo Benassi, Monia Ben Hamouda e Binta Diaw, curate da Giulia Ferracci. I visitatori potranno votare l’opera preferita, mentre il vincitore entrerà a far parte della collezione permanente del museo nel 2025. Quest’anno, il premio si arricchisce di una menzione speciale per l’arte digitale, vinta da Roberto Fassone per il progetto And we thought, un’opera che interroga il rapporto tra creatività e intelligenza artificiale. Questa quarta edizione del premio Bulgari segna un momento importante per il museo, che si conferma all’avanguardia nell’arte contemporanea e digitale. Come parte della nuova stagione, il MAXXI dedica un focus alla Torre Velasca, simbolo del boom economico milanese, attualmente oggetto di un importante restauro a cura del Centro Archivi MAXXI Architettura. Questo sguardo dedicato alla storia e alla rigenerazione urbana di un edificio iconico vuole sottolineare il ruolo dell’architettura non solo come testimone del passato ma anche come protagonista nel presente.