Home » Rosso cinabro: la più antica testimonianza del suo utilizzo è in Italia
All’alba del VI millennio a.C., le popolazioni neolitiche italiane avevano già sviluppato sofisticate tecniche per estrarre e lavorare il cinabro, un minerale dal caratteristico colore rosso. Questa straordinaria scoperta è stata fatta da un team di ricerca italo-spagnolo, composto da membri dell’Università di Pisa, dell’ICCOM del CNR di Pisa e del Consejo Superior de Investigaciones Científicas (CSIC) di Barcellona. Il sito archeologico di La Marmotta, situato sulle rive del Lago di Bracciano nel Lazio, ha rivelato tracce di questo utilizzo precoce, spingendo a una revisione delle attuali conoscenze sulla diffusione e l’uso dei pigmenti minerali nell’Europa neolitica.
Il sito de La Marmotta è noto per la straordinaria conservazione dei suoi materiali organici e manufatti, offrendo una finestra unica sulla vita quotidiana delle popolazioni neolitiche. Qui, l’analisi avanzata di reperti archeologici ha permesso ai ricercatori di individuare la presenza di cinabro in vari manufatti. Questo ritrovamento non solo conferma l’uso del minerale come pigmento, ma evidenzia anche il livello avanzato delle tecniche di lavorazione e delle conoscenze chimiche e mineralogiche possedute dalle popolazioni di quel tempo.
L’analisi dei depositi di cinabro presenti in Italia suggerisce che il minerale veniva estratto da luoghi lontani da La Marmotta. Questo indica l’esistenza di una rete di scambi ben sviluppata, attraverso la quale materie prime, idee e tradizioni venivano condivise tra diverse regioni della penisola. Il fatto che il cinabro, un minerale tossico che richiede un’attenta gestione, fosse utilizzato, implica un elevato livello di competenza tecnica e conoscenza da parte delle popolazioni neolitiche.
Secondo Cristiana Petrinelli Pannocchia del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa, la scoperta è particolarmente significativa. Il cinabro, infatti, richiede un trattamento specifico a causa della sua tossicità, il che sottolinea l’abilità e la conoscenza delle tecniche di lavorazione delle popolazioni neolitiche. Questa scoperta non solo arricchisce la nostra comprensione delle pratiche tecniche antiche, ma modifica anche la percezione della diffusione e dell’uso dei pigmenti minerali nell’Europa preistorica, aprendo nuove prospettive sulle capacità e le interazioni delle comunità neolitiche.
© 2023 World Culture - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 33 del 21/07/2022)
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