Si è spenta la novantaquattrenne attrice statunitense, icona del cinema indipendente degli anni ’60 e ’70.
Ad annunciare l’amara novella, il figlio, Nick Cassavetes, primo figlio avuto dalla relazione col compagno d’arte e di vita John Cassavetes, al quale rimase unita fino alla morte, avvenuta nel 1989. La Rowlands lottava da cinque anni contro l’Alzheimer, spiega con rammarico il figlio.
La rivoluzione, si fa partendo indubbiamente da ideali, sì. Ma anche dai Volti, come suggerito dal titolo di uno dei capolavori del primo Cassavetes, del 1968. La rivoluzione di Godard, aveva le sembianze di Jean-Paul Belmondo, di Brigitte Bardot. Di Anna Karina. Quella di Wong Kar-wai quelle di Toni Leung. O quelle di Carlo Battisti, nell’Umberto D. targato Vittorio De Sica.
Lo stesso vale per il viso di Gena Rowlands, che con John Cassavetes la rivoluzione l’ha capitanata, asfaltando l’establishment produttivo della Hollywood di fine ’50, con Ombre. In quel momento il cinema americano ha realizzato di poter essere diverso, di potersi esprimere sfruttando ogni mezzo, assumendo qualsivoglia forma.
Grazie di tutto, grazie per aver acceso il fiammifero, così che potesse farsi incendio.