Grande accoglienza al Festival di Locarno (che si conclude il 12 agosto) per “Non sono quello che sono”, il nuovo film scritto e diretto da Edoardo Leo. Dopo il notevole successo di “Mia”, il regista torna sul grande schermo con una rivisitazione contemporanea dell’indimenticabile Otello di Shakespeare.
Un viaggio nel presente attraverso l’antico Otello
L’entusiasmo è stato palpabile al Festival di Locarno per questo film. La proiezione, avvenuta il 6 agosto, ha catturato l’attenzione del pubblico e della critica, promettendo di lasciare un’impronta indelebile nel panorama cinematografico.“Non sono quello che sono” è un’opera sorprendente, interamente diretta e interpretata da Edoardo Leo. Prodotta da Groenlandia Film, IIF e Vision Distribution. Il film, presto disponibile nelle sale grazie a Vision, vanta un cast stellare, con Jawad Moraqib, Ambrosia Caldarelli e Antonia Truppo. Ci sono poi Matteo Olivetti, Michael Schermi e Vittorio Viviani che si uniscono a Leo, già celebre per la sua partecipazione in “Era ora”.
Il regista affronta con audacia l’Othello di William Shakespeare, riportandolo al presente attraverso la potente espressione del dialetto romano. In un’ambientazione nei primi anni del Duemila, la pellicola ci presenta una storia intemporeale in cui il bene e il male si intrecciano in un turbine di inganni, tradimenti e gelosie ossessionanti.
Festival di Locarno: Leo alle prese con l’Otello di Shakespeare in romanesco
L’ispirazione dietro “Non sono quello che sono” ha origini profonde e significative, come condivide Edoardo Leo nelle note di regia del film. Quindici anni fa, un articolo letto su un quotidiano lo colpì profondamente: un uomo, accecato dalla follia della gelosia, uccise la propria moglie e si tolse la vita. Questa tragica vicenda gli ha fatto riflettere sulla rilevanza dell’Otello shakespeariano, che, nonostante sia una delle opere teatrali più celebri al mondo, continua ad essere una triste cronaca dei nostri giorni.
La lunga ricerca di Leo per realizzare un adattamento contemporaneo rispettoso dell’originale ha portato alla scoperta sorprendente che il dialetto romano e napoletano possedevano la potenza necessaria per restituire la forza del linguaggio di Shakespeare. Questo saggio lavoro di traduzione, durato anni, ha consentito a Leo di girare “Otello” senza alterare il testo originale, fatta eccezione per alcuni tagli necessari. Razzismo, violenza, invidia sociale e femminicidi sono dunque al centro della trattazione, offrendo una drammaturgia intensa e profonda.