Sei anni dopo il Leone d’Oro vinto per Roma, Il cinque volte Premio Oscar Alfonso Cuaron torna alla Mostra del Cinema, che da sempre ha manifestato interesse per la sua opera. Lo fa portando il suo Disclaimer fuori concorso, nella sezione dedicata alle serie televisive, insieme agli attesissimi Vinterberg, Sorogoyen e Wright.
La serie, con protagonisti gli stratosferici Cate Blanchette, Sacha Baron Cohen, Kevin Klyne, Cody Smith-McPhee e Leslie Manville, è l’esperienza bipolare di questi primi giorni di kermesse lagunare. Divisa in sette segmenti (in arrivo su AppleTv+ l’11 ottobre), il primo blocco (capitoli I-IV) risulta un’accozzaglia di informazioni stucchevoli. Il secondo blocco (capitoli V-VII) è, al contrario, sontuoso.
Questo a causa di una forma peculiare che il racconto assume nel suo segmento centrale, iniziando a raccontare, attraverso la finzione letteraria, una presunta verità.
Il Disclaimer cinematografico di Cuaron invita lo spettatore a riflettere sui mille volti della verità, su come questa si faccia essenza, quando tutto è offuscato. In assenza di un corpo, è bene che la verità, per farsi assoluta e incontrovertibile, se ne cerchi uno. Il corpo, nell’ottimo lungometraggio di Cuaron, è nel medium: un romanzo, delle istantanee, delle chat, un racconto orale, lo sguardo violentato di un innocente. Come uno spettro, la verità trasmigra da un mezzo narrativo all’altro, diventando una saponetta, che scapperebbe anche dalla più salda delle prese con facilità.
Nel primo ciclo di capitoli, la verità contenuta nel romanzo di fiction The Perfect Stranger assume le sembianze di una relazione tra amanti di fine estate, dai toni banali, nella sua messa in scena dell’eros. Eccessiva nelle scelte cinematografiche, al punto da far risultare qualsivoglia elemento visivo fittizio. Nulla in Disclaimer sembra girato in camera, bensì frutto di computergrafica.
I tempi estenuanti delle sequenze continuano a nuocere alla salute della serie, al punto da scadere quasi nella messa in scena pornografica della morte, come a continuare figurativamente, le continue scappatelle tra i due amanti.
Come spesso si verifica nel caso di serie tv d’autore, che non ricevono pressioni editoriali da parte delle piattaforme, anche Disclaimer è il pretesto che serviva a Cuaron per fare del cinema lungo. La struttura del prodotto è quella di un lungometraggio di cinque ore, un montaggio grezzo di un lungometraggio che, durasse un’ora un meno, sarebbe stato perfetto, anche per una limitata uscita in sala.
L’intervallo tra i due atti, per il pubblico veneziano prima, quello settimanale tra una puntata e l’altra per il pubblico da casa poi, rischia di compromettere una visione continuativamente entusiasmante. Avere troppo tempo (e troppi elementi) con cui poter giudicare l’opera nelle sue prime battute, rischia di pregiudicare molti spettatori.
La vita perfetta dei borghesi del film/serie di Alfonso Cuaron, viene sconquassata da uno scheletro tirato fuori dal più polveroso degli armadi. La nuova apparenza della quale la protagonista sarà rivestita, la obbligherà a farsi succube, dei capricci di uomini frustrati, assetati di prevaricazione sociale.
Chi esce vincitore dalla storia di Disclaimer sono coloro che soffrono, le vittime. I vinti invece, siamo noi, spettatori. Nel ritrovarci dinanzi a uno specchio, ci costringerà a scontrarci con i nostri valori, con la nostra morale.
La verità che si cela dietro l’animo del pubblico, è la chiave incontrovertibile del racconto, che qui, diventa un meta-shock!