The Marvels, sequel del dimenticabilissimo Captain Marvel del 2019, è arrivato in sala pochi giorni fa, ma in molti non se ne sono accorti, per grazia divina. Parliamoci chiaramente, questo tipo di operazione non ha più senso di esistere, è lampante da mesi ormai.
I supereroi, quelli Marvel soprattutto, non incassano più. Le uniche mosche bianche sono opere che sperimentano, vedi lo Spider-Man d’animazione uscito a giugno o The Batman, un vero e proprio neo-noir lungo 180 minuti.
Il pubblico, in sostanza, va incontro alla novità, annoiato da un Marvel Universe in crisi di idee e di riferimenti da tempo. I film sono fatti con lo stampino e in sé per sé l’unica cosa rilevanti di questi ultimi sono le scene dei titoli di coda. Perché? Perché ormai i loro film servono solo a portare avanti la macro trama dell’universo condiviso.

Il Marvel Universe è da sempre una grande serie tv portata al cinema. Ma ormai la componente narrativa è morta. Si vive dell’aspettativa per “quello che arriverà” ma quando quest’ultimo arriva, non ha nulla da dire. E via con nuove speculazioni sui progetti prossimamente in uscita.
E The Marvels in tutto questo com’è? Bella domanda. Non si capisce niente. La prima metà di film sembra sotto stupefacenti per ritmo e mancanza di raziocinio. Le tre protagoniste sono messe lì a fare… a fare… non si sa bene a far cosa in effetti. Dopo un’ora di film si inizia vagamente a capire, di punto in bianco, quale sia l’obiettivo delle eroine. Il film diventa a quel punto una corsa contro il tempo per cercare di portare avanti una pseudo-trama.
Le protagoniste si sposano da un luogo all’altro senza soluzione di continuità, tra un combattimento delirante e l’altro, senza poi aprire la parentesi sull’imbarazzante sequenza musical dove si toccano delle vette involontariamente parodistiche.
L’impressione è che questo strambo tentativo di opera cinematografica abbia cercato di appoggiarsi sui punti forti del precedente film Marvel, il migliore per distacco, Guardiani della galassia Vol. 3 del messia James Gunn.
Captain Marvel vive da sola nello spazio, convinta di bastarsi da sola, come Star Lord in Guardiani della galassia. L’incontro con le altre due “marvels” la costringe a cooperare e condividere i suoi spazi (la sua astronave) con queste, proprio come i guardiani di Gunn. E la sequenza musical? Vuole essere un momento demenziale à la James Gunn, rifacendosi alle gag della sua trilogia targata Marvel Studios.
Produttivamente The Marvels è un insulto al pubblico, artisticamente non esiste, drammaturgicamente sembra una recita da asilo che ci ha creduto di più.