Home » Venezia 80 – Hit Man: il controcampo di The Killer
Richard Linklater torna alla Mostra del Cinema di Venezia fuori concorso con Hit Man, scritto a quattro mani con Glen Powell, che interpreta anche il protagonista.
Gary è un docente universitario di filosofia, dopo il divorzio è rimasto single, condividendo la propria vita casalinga coi suoi due gatti, Ego ed Es. Conduce una vita tutto sommato tranquilla, senza dover affrontare grosse preoccupazioni.
Nel tempo libero si occupa però del suo secondo lavoro: collabora come tecnico per le forze dell’ordine. Per una serie di vicissitudini è chiamato a sostituire un suo collega, che si finge un sicario per far confessare alle persone che intervista la volontà di commissionare un omicidio.
Gary deve indossare i panni del finto sicario, provando gusto per questa nuova mansione. Inizierà infatti a “costruirsi” un personaggio nuovo a ogni incarico che gli viene commissionato. Ma cosa succede quando superi il confine tra lavoro e interesse personale? Hit Man parla anche di questo.
Assumendo la falsa identità del sicario Ron, Gary salva dalla confessione una ragazza, Madison, che vorrebbe eliminare il marito possessivo e violento, per poi iniziare una relazione con lei.
Il film di Linklater si propone come “piano B” di lusso a un altro grande autore presente quest’anno a Venezia: David Fincher. Se The killer è un thriller introspettivo su un sicario maniacalmente dedito al proprio lavoro, Hit Man ne fa da controcampo.
L’opera di Linklater potrebbe essere etichettata come un noir/comedy dall’animo pirandelliano, strano incrocio di astri in effetti. L’animo di Hit Man è di fatto introspettivo, l’introspezione però passa attraverso le maschere sociali: tutti sono chiamati a interpretare una parte, nella società civile, come suggerisce lo stesso Gary.
La pellicola prende appunti e segue questo sentiero per tutta la sua durata, realizzano un affresco che guarda dritto in faccia allo spettatore per lasciargli una preziosa lezione: il cambiamento è necessario.
“Necessario a cosa?” vi starete forse chiedendo. Necessario a correre un rischio, a mettersi in discussione, seppur sotto mentite spoglie. Gary è uno “normale”, che riesce a legittimare il proprio Io fingendosi Ron, a conti fatti la sua “versione migliorata”, sincera, affascinante, che non viene filtrata dalle imposizioni sociali e dal forte senso di inadeguatezza.
La domanda però resta sempre una: perché Hit Man non era in concorso? L’ennesimo gran lavoro relegato alle sezioni parallele di Venezia 80.
© 2023 World Culture - Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli (Registrazione n. 33 del 21/07/2022)
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