Ecco un papabile Leone d’Oro, si tratta dell’ultima fatica di Yorgos Lanthimos, uno dei (se non IL) più grandi autori della propria generazione.
E’ il quarto film girato in lingua inglese per il maestro ellenico, il secondo che vede Emma Stone nel cast, questa volta come protagonista assoluta.
Poor things è una psichedelica rivisitazione di Frankenstein di Mary Shelley, in un incrocio esplosivo col romanzo di formazione, di fatto è un coming of age del mostro di Frankenstein, declinato al femminile. Barbie di Greta Gerwig, che ha da poco distrutto ogni record al botteghino ha tentato, riuscendoci in parte, di raccontare il presente storico in cui è stato partorito, per raccontare al pubblico di massa il dramma della virilità tossica contrapposto a quello della repressione del genere femminile.
Ecco, se Barbie era risultato eccessivamente didascalico e semplificatorio Poor things si occupa di fare il lavoro sporco al posto suo.
Bella Baxter, questo il nome della creatura interpretata da Emma Stone, è l’incarnazione del nostro presente, proiettato in una dimensione geografica e architettonica delirante e sopra le righe. Auto volanti, decorazioni d’arredamento tra il barocco e il futuro prossimo caratterizzano il mondo partorito da Lanthimos.
Scena dopo scena Bella matura, impara ad esprimersi al meglio (“chi parla male pensa male e vive male”) al punto da integrarsi a pieno nel mondo aristocratico, proprio come l’Elephant Man di David Lynch. Acquisisce consapevolezza su di sé, sulla società in cui vive, sul proprio corpo e sui rapporti umani, diventando portavoce di una visione del mondo profondamente onesta, priva di vizi, proprio come fosse una bambina. Questo perché il suo corpo è stato riportato in vita grazie al trapianto del cervello di suo figlio mai nato. Il suo corpo, prima di tornare in vita, portava in grembo un bambino.
Bella Baxter incarna l’autosufficienza, del corpo, dell’individuo e del pensiero, in quanto madre, figlia e donna al contempo, senza essere però vincolata ad altre persone. Lei rappresenta questi tre ruoli per sé stessa.

In più, il gigantesco film di Lanthimos dedica un atto intero al rapporto tra la donna e il sesso, non la sessualità come spesso ricorre nei racconti di formazione, Lanthimos si sofferma unicamente sull’atto fisico, senza introdurre speculazioni teoriche sul valore morale che le scelte dell’individuo comportano.
Poor things ha una visione del sesso e dei rapporti umani assolutamente poliedrica, in grado di sopravvivere alla conformità sociale. Condurre una vita sessuale libera è ciò che permette a Bella di esprimersi al meglio per quello che è, mai per quello che gli altri pretendono da lei.
A livello visivo, difficilmente vedrete qualcosa di così sbalorditivo in vita vostra. Questo significa creare un immaginario e non soltanto per quanto concerne la costruzione del mondo scenografico. Poor things manifesta la propria identità grazie all’utilizzo del colore, delle illuminazioni e delle ottiche grandangolari preponderanti, che conferiscono all’immagine una forma circolare. Tutto è perennemente distorto.
Volendo riflettere sulla carriera di Lanthimos, Poor things è un punto di svolta. Conserva alcune caratteristiche estetiche del precedente La favorita, spingendole però verso un livello successivo, più suggestivo, forti di una storia di partenza perversamente grottesca.
Quasi tutte le opere precedenti del cineasta greco riflettono sull’incomunicabilità umana, basti pensare a Dogtooth e The lobster. I suoi personaggi sono sempre apatici, come dei burattini senz’anima in perenne conflitto con un’emotività repressa, sepolta sotto tonnellate di rocce. Poor things risponde, in un certo senso, al resto della sua filmografia, ponendosi come contraltare.
L’opera presentata a Venezia 80 è un canto di libertà, seppur bizzarro. Ma è proprio questo il fascino, che per altro si avvicina ai temi del romanzo della Shelley: non chiudere mai una porta al prossimo, sebbene sia un mostro per il mondo in cui vive, quella non è una colpa. I diversi devono far ruotare il mondo, non le zecche che se ne stanno lì immobili a guardare la terra bruciare.
Bella Baxter illumina il mondo in cui vive con la sua prospettiva pura. Le prospettive cambiano il mondo, purificandolo dall’oggettività, il vero male assoluto.
Non c’è nulla di più cinematografico di questo, no?
Poor things è Cinema. Lanthimos è Cinema. Bella Baxter è Vita, quindi Cinema.