Tra i film italiani presentati alla Mostra del Cinema, Diva Futura di Giulia Louise Steigerwald è senza ombra di dubbio la rivelazione. Va’ ammesso, dalla Steigerwald ci si aspettava grandi cose, soprattutto quando annunciata alla regia di questo ambizioso progetto targato Groenlandia (Matteo Rovere).
Come lascia intuire il titolo, il film racconta il sottomondo dell’industria pornografica italiana, rivoluzionata da Riccardo Schicchi (Pietro Castellitto) e della conseguente consacrazione come icone pop di Cicciolina, Eva Henger e Moana Pozzi.
L’autrice di Diva Futura è furba nello sceneggiare il film, liberamente tratto da un romanzo omonimo: “ruba” sapientemente la struttura narrativa di Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, conferendogli esattamente i medesimi tempi comici e di montaggio. D’altro canto, entrambe le pellicole raccontano un sottomondo: porno e criminalità organizzata, due realtà che, seppur proporzionalmente differenti, verranno affossate dallo stato.
La prima ora di durata si avvale di una componente comica straordinaria: non stupitevi nel ritrovarvi circondati da spettatori in preda a risate deliranti, quando starà a voi guardare l’ottimo Diva Futura: resistere alle gag di Pietro Castellitto è praticamente impossibile. Il suo Riccardo Schicchi incarna un modello di uomo d’affari anacronistico, rispettoso nei confronti delle sue dipendenti, che non abusa della propria posizione lavorativa per approfittarsi di loro. Si limita a interpretare la parte di un eterno bambino, un sognatore che trova i propri stimoli in un contesto imprenditoriale inusuale.
Il racconto del porno all’italiana di Giulia Steigerwald svela, come a suo tempo l’opera di Schicchi e soci/e, le reali necessità del popolo, rompendo una volta e per tutte la barriera tra gli uomini e la propria autonomia autoerotica.
Il secondo macro-atto di Diva Futura invece, assume tinte drammatiche, rivelando l’infausto destino riservato alle dive del cinema per adulti, di come partecipare a riprese hard condizioni inevitabilmente per tutta una vita.
Tra le innumerevoli (mediocri) produzioni targate Netflix/Groenlandia, quella diretta dalla Steigerwald è per distacco la sublimazione di un progetto editoriale. I vari Mixed by Erri e L’isola delle rose non fanno altro che soffermarsi su “peculiarissime storie italiane” senza raccontare mai veramente qualcosa.
Diva Futura è l’accezione che conferma la regola. Occhio al palmares: potrebbe vincere il premio per la sceneggiatura.