Lanthimos torna a Venezia da vincitore “uscente”. Due anni dopo aver convinto l’intera platea veneziana con Povere creature! porta in laguna Bugonia, remake del film sudcoreano del 2003 Save the Green Planet.
In questo nuovo divertissement sulla scia del precedente Kinds of Kindness, Lanthimos riunisce a un anno di distanza la coppia d’oro formata da Emma Stone e Jesse Plemons. In Bugonia, Plemons interpreta un complottista che lavora come imballatore di pacchi per la filiale di una casa farmaceutica, presieduta dal personaggio di Emma Stone, amministratore delegato della compagnia.
Plemons crede che la CEO sia in realtà un alieno sotto mentite spoglie, proveniente dalla Galassia Andromeda, affermatosi come imprenditrice per avvelenare gli allevamenti di api, portando gli ecosistemi a un lento e inesorabile collasso.
Il rapimento della CEO da parte del complottista più irriverente del Concorso veneziano, porterà l’opera a ridurre la propria messa in scena a quattro pareti. Il tutto è ambientato, appunto, nello scantinato e nel salotto di casa del protagonista maschile.
Uno dei temi ricorrenti del concorso veneziano, è quello della fine, intesa alle volte in senso apocalittico. Bugonia rientra inequivocabilmente in questa casistica. Lo humor dissacrante del film racconta di un assurdo ribaltamento di ruoli, un gioco di potere (tra le righe, erotico) tra i due protagonisti del film, dettato da forme di violenza inaudite e giochi dialettici, come in un macabro impianto teatrale. L’unica salvezza per la CEO, per provare a uscire illesa dal sequestro, è l’inganno, tema del primo Lanthimos (Alps).
Legittimare il parere squinternato di un complottista che basa ogni propria convinzione su informazioni deliranti estrapolate da teorie caricate su Reddit piuttosto che su YouTube, è forse l’unica salvezza per una figura di spessore all’interno del mondo della comunicazione contemporanea, in degli Stati Uniti (quelli reali) rovinati da un mostruoso alieno arancione.
Il terzo atto del film, che non può essere spoilerato, anche soltanto per il gusto di lasciarvi scoprire in sala le conclusioni dell’opera di Lanthimos, rende Bugonia un’opera emozionante e pacificatrice.
La fine di tutto, per Lanthimos, si riduce a un toccante numero musicale che, in antitesi a un musical classico, contrappone alla frenesia del ballo la stasi di una natura morta. Il sarcasmo generale, la weird comedy tipica dell’ultimo Lanthimos, viene dissolto dal senso di quiete che l’immagine di un’ipotetica, imprevista fine del mondo infonde.
Il gioco di sottrazioni (in termini di messa in scena) che caratterizza gli ultimi due lavori del cineasta greco, ci porta a catalogare Bugonia come un’opera minore, ma che, come nel caso di Kinds of Kindness, girato in fretta e furia, trova un nobile secondo fine tematico, tra i più commoventi di questa Mostra del Cinema in corso.












