Cosa c’è di peggio di un film modaiolo che si crogiola nella sua presunta (per non dire pretestuosa) bizzarria? La risposta è immediata quanto la pellicola in questione è istantaneamente irricevibile: l’unica cosa peggiore è un’opera dall’alto potenziale creativo e soprattutto tecnico sprecato nella sua messa in pratica.
The testament of Ann Lee di Mona Fastvold (girato in pellicola 70mm e scritto insieme al marito Brady Corbet, genio-demiurgo dell’ottimo The Brutalist) segna il ritorno della regista al Lido nella prestigiosa sezione del concorso, dopo l’inconcludente, ma tecnicamente interessante, sortita nel 2020 con “The world to come”.
Il risultato è un bislacco musical ambientato a metà del XVIII secolo tra Inghilterra e Stati Uniti, in cui una convincente Amanda Seyfried interpreta la fondatrice di una setta (gli Shakers) votata alla castità.
Il film può essere invero appaiato con il ben più riuscito I peccatori (Sinners) di Ryan Coogler.
Se nell’horror la musica etnica lanciava un discorso storico e politico sulla storia afroamericana, il film musicale della Fastvold ne imbastisce uno legato – quasi in senso durkhelmiano – alla sviluppo del puritanesimo nordamericano, con blande e immancabili venature femministe.
Nella prima parte la pellicola si spende con decenza artistica e un’appropriata dose di spettacolo (interessanti le musiche originali di Daniel Blumberg, seppure più nelle basi strumentali che nella linea melodica), mentre nella seconda la fallacia e l’inconsistenza della sceneggiatura (limite anche del film precedente della regista), la ripetitività delle coreografie (non giustificabile dalla lente filologica del realismo) che scandiscono i rituali degli Shakers e la mancata messa a fuoco dei molti temi figurativizzati (su tutti il rapporto tra il corpo femminile e la castità, la cui problematicità non emerge mai) condannano l’opera all’inerzia e spesso al ridicolo.
In sintesi, un fallimento davvero spiacevole considerate le capacità tecniche di Mona Fastvold, purtroppo mai supportate da uno script all’altezza.












