Svevo Moltrasio è noto ai più per la webserie Ritals e per i suoi video su YouTube, su tutti il trittico intitolato così muore il cinema in Italia, in cui analizza le ragioni dietro alla crisi dell’industria cinematografica.
Moltrasio mediante un crowdfunding da centomila euro è riuscito a realizzare il suo primo lungometraggio che scrive, dirige, interpreta, produce, monta e distribuisce. Sì, distribuisce anche. Il suo Gli ospiti non ha trovato una distribuzione, pertanto singoli cinema sparsi per la penisola stanno supportando il progetto dandogli una possibilità con proiezioni evento.
Come suggerito dal titolo, la storia è quella di un gruppo di amici sulla quarantina riuniti nella casa vacanze poco fuori Roma di uno di loro, Diego (lo stesso Moltrasio). La presenza di un ospite misterioso creerà una spaccatura tra gli amici, i quali finiranno per mettere in discussione tutto ciò che gli sta attorno.
Senza entrare in area spoiler, la trama del film si riassume così. Le ispirazioni di Moltrasio sono chiare, Carnage di Roman Polanski e Madre! di Darren Aronofsky. Due pellicole in cui l’ospitalità della casa viene messa in dubbio da una serie di eventi. Nel caso di Madre! in particolare il tema centrale è quello dell’home-invasion, ovvero la violazione delle mura domestiche, o, se così vogliamo porla, della proprietà privata.

Gli ospiti è tutto questo. Quarantenni insoddisfatti dalle proprie esistenze e dalle proprie relazioni che approfittano di un pretesto ambiguo per invadere lo spazio domestico dell’altro e arraffare il più possibile. L’allegoria costruita da Moltrasio è tanto palese quanto cervellotica.
Ritrae la propria generazione palesando la sua ossessione per l’autosufficienza economica, l’arricchimento personale e la realizzazione sociale. I suoi “ospiti” sono ossessionati dall’idea di dover possedere per dimostrare il proprio spessore di esseri umani.
Purtroppo però, come scritto poche righe fa, la drammaturgia dell’opera si perde in un ciclone di pensieri ridondanti espressi in maniera posticcia. Per spiegare concetti semplici, i personaggi impiegano dialoghi serrati di cinque/dieci minuti in media, seguendo uno schema ben preciso: nel giro di poche parole il senso della scena in atto viene palesato. Per i successivi cinque minuti non fanno altro che ripete quanto già detto.
Uscire dalla proiezione senza una forte emicrania è un’impresa. Considerando anche l’irrisorio livello attoriale. Si fa fatica a prendere sul serio la maggior parte degli interpreti.
E qui subentra il problema centrale dell’operazione. Perché girare un film al minimo sindacale del budget al posto di attendere le condizioni economiche più adeguate? Il risultato è quello di togliere tempo e denaro a troppi elementi di messa in scena fondamentali.
Ad esempio, in un film da centomila euro, non ha senso bruciare budget per girare un piano sequenza con un drone soltanto per accompagnare i titoli di testa. Migliaia di euro spesi per una inquadratura meramente manieristica che avrebbero potuto essere investiti in uno o due attori più capaci.
L’esordio di Moltrasio in conclusione si perde in tante piccolezze, che sommate danno il fantomatico “mappazzone”, difficile da masticare ed eccessivamente salato, però, in fondo in fondo, del potenziale rischiava d’esserci.