Povere creature! è il film del momento. Il Frankenstein di Yorgos Lanthimos sta facendo breccia nei cuori degli spettatori, soprattutto tra i più giovani. Ecco sette film da recuperare dopo la visione di Povere creature!

1. Dogtooth, Il sacrificio del cervo sacro, La favorita – Yorgos Lanthimos (rispettivamente 2009, 2017 e 2018)
Per comprendere appieno Povere creature! bisognerebbe recuperare tutti i lavori di Yorgos Lanthimos (sono soltanto sei, più il cortometraggio Nimic), ma qui sono elencati i tre più vicini a Povere creature!. Il cinema del maestro greco si riassume in tre elementi: famiglie che cambiano, famiglie che si sfasciano e imitazioni, finzioni.
Dogtooth è forse il suo lavoro più celebre. I genitori di tre figli non li lasciano abbandonare il focolare domestico, creando un mondo all’interno della propria villa con regole proprie e vocabolari propri. Madre e padre si sostituiscono a dio, segregando la propria prole in una moderna Caverna di Platone, come Godwin Baxter in Povere creature!.
Il sacrificio del cervo sacro invece si ispira al mito di Ifigenia. Qui la serenità di una famiglia borghese viene messa in crisi dalla maledizione scagliata da un ragazzino assetato di vendetta. Le piccole certezze gerarchiche della famiglia tradizionale, crollano all’istante come un enorme castello di carte. In questa opera sublime Lanthimos racconta frustrazione e debolezza della famiglia come istituzione, sull’orlo del collasso, cosa che Povere creature! ribadisce, proponendo una soluzione.
Infine, c’è La favorita. È il film di Lanthimos che segna il passaggio all’estetica stravagante e grandangolare che sta lasciando a bocca aperta il pubblico di Povere creature!. Inoltre, anche in questo film la protagonista è una donna-bambina: una regina che non sa stare nel personaggio, vivendo di vizi e giocando col potere esercitato sulla sua corte, non sul suo popolo.

2. Frankenstein – James Whale (1931)
Il Frankenstein di James Whale è la prima trasposizione hollywoodiana del romanzo di Mary Shelley, La versione di Whale è senza dubbio la più nichilista mai impressa su pellicola. Il suo mostro non entra mai in contatto con la società, a differenza di quanto leggerete tra poche righe. Il mostro nasce e muore come tale, senza mai essere compreso, se non da una bambina in riva a un laghetto, innocente quanto lui. Un concetto chiave è espresso in questo Frankenstein. Il dottor Victor Frankenstein, nella scena della creazione della creatura urla “ora capisco come ci si sente ad avere il potere di un Dio!”.

3. Frankenstein Junior – Mel Brooks (1974)
Frankenstein Junior è una parodia che riprende quasi scena per scena il primo atto del film di Whale. Nel suo rielaborare la mitologia del mostro, Mel Brooks è il primo a concepire la creazione del dottor Frankenstein (qui “Frankensteen”) come una (povera) creatura e non come un mostro. Il creatore e la creatura imparano ad amarsi, in una delle scene più dolci della storia del cinema.

4. Edward mani di forbice – Tim Burton (1990)
Il Frankenstein di Tim Burton è Edward mani di forbice. Il creatore di Edward è un uomo brillante che ha costruito una catena di montaggio nel suo castello, con la quale produce biscotti. Ma alle sue macchine manca qualcosa, manca un cuore. Il cuore è Edward, che al posto delle mani ha delle lame. Edward non è in grado di avvicinarsi al prossimo senza ferirlo, siccome è la personificazione della teoria dell’istrice: gli uomini evitano di avvicinarsi per paura di ferirsi, come due istrici ricoperti di spine.

5. The Elephant Man – David Lynch (1980)
The Elephant Man è tratto dalla storia vera di John Merrick, uomo deforme ridotto a fenomeno da baraccone per bona parte della propria esistenza. Merrick venne salvato da un chirurgo, il dottor Frederick Treeves, che lo portò a relazionarsi con l’aristocrazia della Londra vittoriana. La sua storia, avvenuta pochi decenni dopo la pubblicazione del Frankenstein della Shelley, ha dato vita a una riproposizione in chiave realistica del romanzo. Un diverso disprezzato dai “normali”. Un essere umano trattato da mostro da quelli che sono, e sempre saranno, i veri mostri. Il capolavoro di David Lynch del 1980 racconta di Merrick, che, incappucciato, esce dalla propria caverna per conoscere il mondo. Rimosso il cappuccio, per la prima volta osserva il mondo con i propri occhi, come nel Mito della Caverna.

6. Brazil – Terry Gilliam (1985)
Nel suo capolavoro Terry Gilliam racconta una società distopica in cui gli uomini sono dediti solamente al lavoro. Questa società prestata unicamente alla produzione sfrenata comporta un grosso limite. Le relazioni sentimentali e i rapporti sessuali sono vietati: distraggono dal lavoro. Lanthimos, nel suo Povere creature! adotta le inquadrature grandangolari à la Gilliam per raccontare un mondo distorto, in cui la protagonista, al contrario di Brazil, si ribella alle convenzioni per vivere una sessualità libera, sfrenata e sperimentale.