Shin Masked Rider (in Italiano, “nuovo cavaliere mascherato”) è l’adattamento in live action di un anime dei primi anni ’70 creato da Shōtarō Ishinomori. Per gli spettatori, nella maggior parte dei casi, “live action di un anime” è sinonimo di disastro epocale.
La storia proposta dal film è quella di un ragazzo al quale vengono conferiti dei superpoteri in seguito a varie operazioni che ne hanno alterato la natura. Indossando i panni del Cavaliere Mascherato, un vigilante con un costume che ricorda i tratti di una cavalletta, dovrà sconfiggere l’associazione SHOCKER. Il loro intento è quello di purificare la razza umana al fine di rimuovere il dolore dalle vite degli uomini.
Ma udite udite, Shin Masked Rider, disponibile in esclusiva su Prime Video, è l’eccezione che conferma la regola. Il motivo? I meriti vanno attribuiti al salvatore dei franchise nipponici dell’ultimo decennio: Hideaki Anno.
Anno è il “papà” di Neon Genesis Evangelion, la serie che ha cambiato la storia degli anime. Negli ultimi anni ha curato i riadattamenti di due personaggi iper-pop della cultura giapponese: Shin Godzilla (forse il miglior film su Godzilla di sempre) e Shin Ultraman. Per chiudere il cerchio Anno stavolta scrive e dirige il suo Masked Rider.

Suo nella misura in cui i personaggi dell’universo creato da Ishinomori indossano abiti nuovi, ma familiari per i seguaci di Anno. In Shin Masked Rider tornano tutti i temi tipici della sua poetica, a partire dalla critica alle istituzioni e alla conseguente fobia del regista per le associazioni di intelligence (vedi Evangelion e Godzilla). Non mancano come di consueto i rapporti familiari incrinati e i padri vedovi che incarnano il proprio dolore in creazioni dannatamente perverse.
Tutti i dèmoni (o demòni) del cinema di Hideaki Anno si sposano a meraviglia con il mondo di Masked Rider. Anno edifica una struttura narrativa in cui l’estetica dei suoi film in live action combacia perfettamente con l’introspezione che ricorre in Evangelion, quindi in animazione.
A momenti, sembra che le composizioni delle inquadrature siano disegnate a mano, come i disegni di una serie animata. La grammatica visiva viene letteralmente traslata da “carta”, quindi animazione, a live action, quindi carne e ossa.
Il film è la prova concreta di come sia possibile realizzare un live action di un anime senza renderlo ridicolo. Sembra infatti che Anno realizzi un’opera che, a tratti, voglia parodizzare lo stile buffo e scanzonato dei soliti live action. È proprio come vedere una parodia di Supaidaman (lo Spider-Man giapponese) o dei Power Rangers… ma girati divinamente!
I personaggi di Shin Masked Rider combattono con indosso costumi improbabili, quasi come se fossero dei cosplay a una fiera del fumetto, mentre riflettono sull’abisso che separa benessere e dolore, o del valore dell’animo umano. Riesce incredibilmente a risultare poetico, senza mai cadere in ridicolo.
Ma d’altro canto, le opere di Hideaki Anno si reggono sempre su questo equilibrio: dare un’anima alle cose che non ne avrebbero diritto.