Il mondo dello spettacolo è ancora sotto shock alla luce delle rivelazioni sul decesso dell’amatissimo attore Matthew Perry. Era noto soprattutto, come ricorderanno tutti, per il suo ruolo indimenticabile di Chandler nella serie TV “Friends”. Il rapporto tossicologico reso pubblico dal Dipartimento di Medicina Legale della contea di Los Angeles svela dettagli inaspettati sulla tragedia. Secondo il documento, la morte di Perry sarebbe stata causata dagli “effetti acuti della ketamina“. Questo farmaco, prescritto comunemente per alleviare sintomi di depressione e ansia, nonché come antidolorifico, non è stato solo un elemento contributivo, ma ha agito come il principale catalizzatore della tragedia. Oltre alla ketamina, il rapporto cita anche come concause annegamento, malattia coronarica ed effetti della buprenorfina, un farmaco utilizzato nel trattamento della dipendenza da oppioidi.

Matthew Perry: la sua morte classificata come incidente
Il referto tossicologico ha escluso la presenza di alcol, metanfetamine, cocaina, eroina, PCP o fentanil nel sistema di Perry al momento del decesso. Questo ha portato gli investigatori a concludere che la morte dell’attore di 54 anni può essere categorizzata come “accidentale”. Il tragico episodio si è verificato nel pomeriggio del 28 ottobre nella villa di Perry a Pacific Palisades, vicino a Malibu, dove l’attore è stato trovato senza vita nella sua vasca idromassaggio. Gli sforzi dei paramedici, arrivati prontamente sulla scena, si sono rivelati vani. Inizialmente, un’indagine condotta nei giorni successivi alla scoperta del corpo era rimasta inconcludente. Solo ora, grazie agli esami tossicologici, emergono nuovi dettagli sulla tragica sequenza di eventi.
La ketamina e la complessa verità dietro le iniezioni di Perry
Il coinvolgimento della ketamina nella vita di Matthew Perry è stato reso pubblico nel suo libro di memorie, “Friends, amanti e la cosa terribile”, pubblicato nel 2022. L’attore confessò di sottoporsi a terapie di iniezioni di ketamina sotto la supervisione medica. Ma il rapporto del medico legale sottolinea un fatto importante. E cioè che la concentrazione massiccia di ketamina nel suo sangue al momento della morte non poteva derivare dall’ultima sessione, avvenuta 10 giorni prima. Questo lascia intendere che l’assunzione letale del farmaco fosse avvenuta poche ore prima del tragico evento. È un amaro capitolo che si aggiunge alla storia di un talento perduto troppo presto, sollevando interrogativi sulle pratiche mediche e sulla complessità della vita dell’artista dietro le quinte.