Una nuova scoperta ha gettato luce sulla tecnica di Rembrandt nella realizzazione della sua opera più famosa, “La ronda di notte”. I ricercatori del Rijksmuseum di Amsterdam, che ospita il capolavoro, hanno scoperto che il pittore olandese utilizzò il piombo in uno strato di impregnazione del colore al di sotto di quello usato come fondo.
Questa è la prima volta che si osserva questo tipo di rivestimento sull’intera superficie di un dipinto del XVII secolo. La scoperta è stata possibile grazie a un’avanzata combinazione di tecniche di imaging a raggi X e 3D, che ha permesso di osservare sia i pigmenti che il legante del dipinto.

Rivestimento speciale dell’artista per proteggere l’opera dall’umidità
Gli scienziati che hanno condotto l’indagine ipotizzano che Rembrandt volesse proteggere il grande dipinto dall’umidità. Dato che era appeso su una parete umida nella sede di una delle Guardie Civiche della capitale olandese, che la commissionò nel 1639.
“La nostra ricerca dimostra che Rembrandt era un artista molto innovativo”, ha dichiarato Fréderique Broers, ricercatore del Rijksmuseum e autore principale dell’articolo comparso sulla rivista scientifica statunitense “Science Advances”. “I pittori del Secolo d’Oro olandese avevano a disposizione un’ampia gamma di prodotti per realizzare le loro miscele e ottenere le tonalità desiderate. E Rembrandt sapeva che “La ronda di notte” era destinata a essere appesa a una parete che si affacciava sull’altro lato della strada. Si trattava di un supporto umido per il quale la protezione preventiva con una colla più tradizionale non era sufficiente”.
La scoperta va oltre le osservazioni non invasive effettuate finora nel museo stesso. Questa volta l’obiettivo è ottenere maggiori informazioni sulla morfologia di un campione estraendo un minuscolo frammento di vernice.
Identificazione grazie all’uso dell’acceleratore di particelle
Per identificare gli elementi chimici negli strati inferiori, il piccolo pezzo è stato posto davanti al fascio di raggi X del sincrotrone (acceleratore di particelle). Poi, con l’aiuto di due rivelatori, il campione è stato scansionato con i raggi X per misurarne l’interazione.
Il bianco di piombo o biacca era uno dei pigmenti più diffusi tra i pittori del XVII secolo e le sfere di piombo cristallizzate erano già comparse nelle aree della “Ronda di notte” in cui Rembrandt utilizzava queste pennellate, ad esempio, in alcuni costumi.
La sorpresa è stata quella di trovare molto piombo in tutto il dipinto, anche nelle sezioni scure. “Questi grumi possono staccarsi e in alcune parti del dipinto sono già presenti piccoli fori causati dalla caduta del piombo”, spiega Broers.
Sebbene questo fenomeno sia difficile da invertire, Broers sottolinea che per il momento non influisce sulla visione dello spettatore, “e questa ricerca può contribuire a migliorare la conservazione”.
La scoperta è un’importante aggiunta alle nostre conoscenze sulla tecnica di Rembrandt e sulla storia della “Ronda di notte”. È un’ulteriore testimonianza dell’ingegno e dell’innovazione di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.