Pochi mesi fa le porte del The Old Oak di Ken Loach sono state aperte al pubblico italiano. Come sempre, il luogo della memoria scelto da Loach (il pub che dà il titolo alla pellicola) si trasforma puntualmente in luogo della coscienza di classe.
Dar vita a un cinema che stia dalla parte degli ultimi, nella visione dell’autore britannico, vuol dire portare avanti discorsi moralistici, e radical chic al principio, su temi sociali osservati dal punto di vista del proletariato.
Dopo poche settimane arriva al cinema il negativo di The Old Oak: Foglie al vento di Aki Kaurismaki. Il leggendario regista finlandese è uno che dalla parte degli ultimi ci rimane con convinzione dal principio al tramonto delle sue opere.
Stare con gli ultimi, per Kaurismaki, significa mettere in ridicolo le dinamiche tra padrone e operaio. La sua grigia Helsinki è popolata da personaggi che fanno della propria disillusione un’arma, la quale, in forma cinematografica, si traduce in ironia irriverente.
A quasi settant’anni Kaurismaki gira un’opera che è un musical sotto mentite spoglie. I suoi due protagonisti, Ansa e Holappa, una commessa (poi operaia in fabbrica) e un metalmeccanico (poi operaio edile) si incontrano e si perdono, più volte.
Lei gli impone di scegliere tra il suo alcolismo e lei. Lui va via. Kaurismaki ci mostra un’inquadratura di quasi un minuto in cui Holappa, di spalle, esce da casa di Ansa e si allontana nella penombra. Noi spettatori speriamo che lei esca di casa e vada da lui, che non lo lasci andare. Ma non lo farà.

Come spesso ricorre nel cinema del maestro finlandese, la speranza viene fatta germogliare dall’incontro di due anime perdute in un mondo che ha perso i suoi colori. In Foglie al vento i colori urbani dei luoghi di lavoro combattono con quelli sgargianti degli abiti dei personaggi, che nel dopo-lavoro ritrovano metaforicamente il proprio di colore.
Questo gioco di contrasti ricorda molto gli abiti di Ombre del passato, altra opera di Kaurismaki incentrata sull’incontro di anime perdute.
Nella genesi di questo improbabile musical i colori ricordano infatti quelli degli abiti e delle scenografie di Cantando sotto la pioggia, ma non solo. Il luogo in cui i due innamorati si vedono per la prima volta è un cinema, come nel film del 1953 il cinema allinea i destini di Gene Kelly e Debbie Reynolds.
Non ci sono numeri musicali in Foglie al vento, che però è pieno di brani musicali cantati che raccontano ciò che le immagini non riescono a mettere al fuoco: gli stati d’animo degli algidi protagonisti. Le canzoni, spesso diegetiche, portano avanti la storia più delle immagini.
In una scena Holappa porta Ansa a vedere I morti non muoiono di Jim Jarmusch, un film di zombie del 2019 in cui le mostruose creature se ne stanno ipnotizzate guardando gli smartphone.
Per tutta la durata di Foglie al vento Ansa ascolta da un’anacronistica radio notizie sull’invasione russa in Ucraina. Holappa ascolta il notiziario soltanto in una scena, ignorandolo completamente.
La guerra è solo un sottofondo nell’opera di Kaurismaki, che non a caso porta i suoi protagonisti a vedere un film che li sta raccontando: zombi attratti dalle informazioni (gli smartphone) che prendono però le distanze emotive dai fatti.