Il mondo dietro di te di Sam Esmail (Mr. Robot) è approdato su Netflix, collezionando un discreto numero di visualizzazioni al suo lancio.
Il dramma apocalittico vede protagonisti Julia Roberts, Ethan Hawke, Mahershala Ali e Kevin Bacon catapultati in un incubo a occhi aperti. Una famiglia decide di trascorrere un weekend fuori New York quando un attacco hacker colpisce gli Stati Uniti, mettendo offline tutti i dispositivi elettronici.
L’opera è divisa in quattro capitoli, quattro atti, in totale dissonanza tra loro per temi, ritmo ed estetica. L’opera pecca innanzitutto di un eccessivo minutaggio, in particolare il primo atto. Per quanto abbia un ottimo ritmo e costruisca un primo enigma intrigante, non ha senso sorbirsi un prologo di quaranta minuti che si rivelerà per lo più inutile ai fini del racconto.
La questione dell’attacco informatico tuttavia costituisce il vero punto di forza, nelle intenzioni, del film di Esmail. I personaggi si ritrovano in una situazione impensabile ai giorni d’oggi: non ricevere aggiornamenti dal mondo esterno. Si rinchiudono per buona parte della storia nella casa vacanze, suggerendo un rimando al Decamerone.
Il mondo dietro di te è il “negativo” dell’informazione social dell’ultimo anno e mezzo. Per la prima volta dall’esplosione definitiva dei social media (2016 circa) l’umanità ha affrontato l’inizio di due conflitti armati, il russo-ucraino e l’israelo-palestinese.

Siamo tanto assuefatti dal consumo di immagini di guerra (come fossero contenuti usa e getta), quanto siamo abituati a essere sempre aggiornati. Che tu voglia ignorare o meno le notizie, saranno loro a raggiungerti.
Qui sta il colpo di genio. I personaggi, social-dipendenti, o social-bulimici (vedi la figlia dei protagonisti ossessionata dal fare binge-watching delle puntate di Friends sul suo tablet), non possono vedere cosa sta accadendo fuori dai confini di casa loro.
L’assenza di immagini da poter consumare genera una sorta di astinenza. L’unico modo che hanno per reperire informazioni è andare all’avventura, esplorare le località nei paraggi, di fatto, uscire di casa. Ogni volta che vediamo uno di loro allontanarsi dalla casa-base sono terrorizzati, più dall’ignoto che non da una reale paura per l’attacco terroristico in atto.
L’attacco informatico riporta di fatto l’umanità al punto di partenza: la obbliga al ritorno al contatto sociale. Ci sono tanti momenti di riflessione sull’era Covid nel film.
Ci si rintana in una villa come nel Decamerone, le informazioni vengono mistificate tramite notifiche sul cellulare, vengono anche mostrate due abitazioni stracolme di provviste per sopravvivere a eventuali quarantene e/o isolamenti.
Il mondo dietro di te purtroppo è danneggiato da errori superficiali, come un primo atto prolisso e un finale eccessivamente didascalico nel voler riflettere sul complottismo che plagia milioni di utenti social.
Se non fosse per alcune superficialità di scrittura e qualche simbologia forzata (i cervi e i fenicotteri che ricordano il finale de La grande bellezza) ci troveremo dinanzi a un’opera chiave nella riflessione della Settima Arte sul presente in relazione alle interazioni social.