Il 2024 segna il centesimo anniversario della nascita di Marcello Mastroianni e le prime “iniziative” dedite a celebrarne la memoria non tardano ad arrivare. Primeggia in questa speciale classifica il nuovo film di Christophe Honoré dedicato al leggendario latin lover, in concorso al Festival di Cannes.
Il mockumentary di Honoré vede protagoniste Chiara Mastroianni e Catherine Deneuve, rispettivamente secondogenita ed ex compagna di Mastroianni, che interpretano loro stesse (come tutti i personaggi del film). Ad accompagnarle, un cast di supporto composto, tra gli altri, da Fabrice Luchini, Stefania Sandrelli, Claudia Cardinale e Nicole Garcia.
Chiara Mastroianni, anche lei attrice, ormai annientata dal cognome di suo padre, decide di farla finita, mettendo da parte il proprio ego iniziando a vestirsi e parlare come Marcello, mettendo in scena un furto d’identità.
L’intenzione del regista e sceneggiatore francese è lampante sin dalle premesse. Un’attrice rigettata dall’industria cinematografica decide di cedere una volta per tutte a quello che vogliono gli altri. Chiara che diventa Marcello, attraversa una transizione di genere, diventando ciò in cui si identifica, suo padre, in una evoluzione bizzarra del complesso di Edipo.
Honoré sfrutta la trovata commerciale del “film del centenario” per raccontare ciò che gli interessa realmente: la transizione affrontata da un ragazzo transgender nell’industria cinematografica. C’è chi accetta con entusiasmo la sua nuova identità (Luchini, ex marito della Deneuve), chi ne è terrorizzato e chi invece intravede nel curioso sosia di Marcello Mastroianni un’umanità che possa far risvegliare la propria indole (il militare “poco etero”, così apostrofato da Chiara/Marcello).
Ora, come traspare da questa sintetica analisi, il film non ha bisogno di chiamarsi Marcello mio, né di raccontare la falsa vita vera di Chiara Mastroianni. L’accostamento al Marcellino d’Italia è pretenzioso e detto francamente, un’operazione a scopo di lucro abbastanza triste.
Il cuore del racconto non dipende dai personaggi di cui racconta, ma da una realtà di fondo che prescinde da questi ultimi: il settore-cinema, così come la società moderna in toto, non sono pronti ad accettare la transizione, di un individuo da un genere all’altro, così come del movimento cinematografico in qualcosa di nuovo, inclusivo e vitale (qui a Cannes tre anni fa vinse il capolavoro Titane, facciamoci qualche domanda).
In centoventi minuti l’unico sprazzo di qualità si intravede in una disturbante sequenza italiana ambientata agli studi RAI, con cameo della Sandrelli. Chiara/Marcello nomina il Governo Meloni e non appena mette piede in Italia, viene umiliata da chi le chiede in coro “ma tu, chi sei?”. Una sequenza che è più di una provocazione (riuscitissima). Dispiace ammetterlo, ma qui, papà Mastroianni viene tirato in ballo per un progetto con un capo, ma senza una coda. A pensarci, avrebbe funzionato alla grande come cortometraggio, siccome, per essere