Il nuovo film del surrealista Quentin Dupieux sbarca fuori concorso a Venezia 80: che peccato. Daaaaaali!, questo il titolo (urlato) del suo ultimo clamoroso lavoro, è senza se e senza ma uno dei migliori film della selezione di quest’anno.
Resta un mistero capire come mai sia stato escluso dal concorso principale, discorso valido anche per Shadow of fire di Tsukamoto e Hit Man di Linklater. Insomma, si parla di tre maestri indiscussi.
Daaaaaali! È il finto biopic dal tono comico/demenziale su Salvador Dalí, l’uomo che col suo ego spropositato surclassava le proprie (straordinarie) opere. Dupieux fa centro col suo film, comprendendo a pieno il senso privo di senso del Dalí personaggio. Il del film passa il proprio tempo a ripetere la parola Dalí, molto spesso parla solo per urlare il proprio nome, senza seguire un filo logico.
La vera protagonista del film tuttavia è Judith, giovane giornalista incaricata di intervistare l’artista, che puntualmente rifiuta di concedere dichiarazioni avvalendosi delle giustificazioni più improbabili, come il voler guidare la propria Rolls Royce sulla sabbia perché “è la stessa di John Lennon”.
Judith fallisce cercando di avvicinare alla propria visione del mondo Daaaaaali, realizzando solo in seguito di dover applicare la formula inversa. La giornalista “accetta” di realizzare l’intervista come l’artista desidera, rendendo l’intervista stessa un Dalí da esporrein una galleria, o perché no, in un cinema.

Quentin Dupieux si avvale della consapevolezza per portare a casa il miglior film della sua carriera, il punto d’incontro perfetto tra la propria poetica e quella del maestro. Daaaaaali! è il film perfetto sul maestro surrealista proprio perché tenta, con umiltà, di assumere le sembianze di un’opera Dalí prima ancora di voler diventare film.
Soprattutto, Dupieux prende in giro il Dalí personaggio dall’inizio alla fine. La morale dell’opera è molto semplice a conti fatti: l’arte del Daaaaaali di Dupieux tanto quanto quella del vero Dalí non va realmente capita. Dalí è spettacolo, suggestione, megalomania. La quintessenza dell’arte, che ci piaccia o no.
La suggestione va accolta, senza essere masticata in maniera ossessiva fino a trovarne un significato razionale. Forse è proprio questo quello che Dupieux vuole lasciare ai posteri.
Raccontare troppi dettagli sul contenuto dell’opera sarebbe di cattivo gusto. Quando uscirà nelle sale (2024) correte al cinema, sarà un’esperienza difficile da dimenticare, come sempre coi lavori di Dupieux d’altro canto.
Come afferma lo stesso Daaaaaali alla fine del film, non si può fare un film su Dalí senza che l’ultima immagine sia un’immagine di Dalí.
Allo stesso modo, non si può scrivere un articolo su Dalí senza che finisca con… Dalí.